La zucca rossa in agrodolce o ficatu ri setti cannola è un antico piatto palermitano che viene alla luce sulle bancarelle dei venditori ambulanti della Vucciria, uno dei mercati più antichi e popolari della città.
In questo mercato molto particolare, è facile imbattersi nelle più svariate e colorite forme di commercio; dal venditore di olive ai fruttivendoli, dai pescivendoli, alle carnezzerie (macellerie) antiche quanto il mercato stesso e a quant’altro di commestibile si può trovare in un mercato popolare.
Ingredienti
500 grammi di zucca rossa
Olio extravergine d’olive
1 spicchio d’aglio
Qualche foglia di menta
¼ di bicchiere di aceto
Un cucchiaio scarso di zucchero
Sale
Procedimento
Sbucciare la zucca ed eliminare i semi, tagliarla a fette spesse circa un centimetro e friggerle. A cottura ultimata sistemare le fette in un piatto.
Nell’olio di frittura rimasto, unire l’aglio tagliato a fettine e farlo rosolare facendo attenzione a non farlo imbiondire. A questo punto rimettere nella padella la zucca fritta, aggiustare di sale e versare l’aceto nel quale avremo sciolto lo zucchero. Fare sfumare l’aceto a fiamma vivace, quindi aggiungere le foglioline di menta e adagiare su un piatto di portata.
Servire freddo.
A proposito di “ficatu ri setti cannola”
Vucciria in siciliano vuol dire confusione, e si addice alla perfezione al folclore del mercato. Ognuno reclamizza la sua merce ad alta voce (“abbanniare”) creando l’effetto confusione caratteristico della Vucciria. Tuttavia l’origine del nome rievoca il termine francese “boucherie” (macelleria-macellazione) trasformato in Bucciria. La Bucciria Grande (così veniva chiamata per distinguerla dagli altri mercati meno importanti) in origine era riservata alla macellazione, alla vendita dei pesci e della frutta e verdura.
Nel territorio troviamo ancora oggi, nell’omonima piazza, la fontana del Garraffello. Questa fontana è caratterizzata da “setti cannola” (sette cannule dalle quali scorre l’acaua). I venditori, che anticamente operavano in questa piazza, “abbanniavano” (reclamizzavano) la zucca rossa fritta preparata in agrodolce gridando “u ficatu ri setti cannola” (il fegato dei sette rubinetti). Allegoria, tutta palermitana, riferita al fatto che questa pietanza era rivolta a chi, non potendo comprare il fegato, si accontentava di questa simulazione.
È certo, a ogni buon conto, che è diventato uno dei piatti più rappresentativi della cucina palermitana per il suo sapore agrodolce raggiunto con l’accostamento dello zucchero con l’aceto.
daniela dice
Molto interessante questa ricetta, io adoro la zucca, ti lascio il link della mia ricetta versione veneta: Ciao Daniela.
Giovanni dice
Ciao Daniela molto interessante la tua ricetta, proverò anche questa versione. A presto
Ciccio Polpetta dice
salve. Noi a Caltagirone, la zucca prima di friggere li giriamo nella farina, e con aglio mettiamo anche le olive nere. Ma infondo siamo sempre in sicilia!
carmela fasano dice
che bello a leggere questa ricetta mi porta indietro dei ricordi che mia mamma faceva sempre io sono nata a montemagiore belsito provincia di palermo ma vivo dapiu di quarantanni in america e guardando questo sito mi da nostalgia e molti ricodi……….
Giovanni dice
Ciao Carmela siamo contenti di suscitare in te emozioni che, in un certo senso, ti avvicinano alla nostra terra. Abbiamo realizzato questo blog sperando proprio di far rivivere, a chi è lontano e non, le antichissime tradizioni della cucina siciliana che, inevitabilmente per ogni buon siciliano, sono legate a ricordi lontani.
La zucca rossa in agrodolce assieme a tante altre, come ad esempio le arancine, la cuccia, il gattò di patate, il cannolo, la cassata siciliana, ecc. ecc., fanno parte dello scrigno della nostra memoria e permettono di abbandonarsi a ricordi e nostalgie che solo i siciliani sanno vivere.
A presto
maurizio dice
credevo fossero solo ornamentali….visto che ne ho una proverò la ricetta originale palermitana….generalmente le zucche che sono troppo dolci non mi piacciono molto, forse cambio idea….per caso anche ghi altri tipi di zucca possono essere trattati nella stessa maniera…..ciao maurizio
Giovanni dice
Ciao Maurizio, quando gusterai la zucca in agrodolce cambierai opinione sulla zucca! Per quanto riguarda altri tipi di zucca (qiuali?) non sappiamo, tuttavia per questa qualità di zucca, molto compatta e dolce, l’agrodolce si presta moltissimo. Facci sapere. A presto
lucia dice
Proprio oggi ho cucinato la zucca,la preparava la mia mamma a Palermo,oggi appena l’ho vista al supermercato mi sono venuti in mente vecchi ricordi.una cosa mi avete fatto ricordare ,bisogna mettere la menta ed io l’ho dimenticata,grazie
INA Lo Nardo dice
Non so se hai mai provato a parlare di un piatto e rivivere immediatamente un’emozione antica, io con la zucca in agrodolce ho rivisto e quasi sentito “fisicamente ” mio padre che adorava mangiare questa pietanza! Grazie per avermelo fatto ricordare così all’improvviso
Giovanni dice
Ciao Ina, è un’emozione che spesso provo anch’io quando capita di descrivere ricette, apparentemente normali, legate a ricordi d’infanzia e collegate a persone rimaste indelebilmente nitide nella mia memoria. Involtini di sarde della nonna Nina, i carciofi alla villanella e a “pizzucchia”, le polpette di sarde e lo sfincione sono alcune di queste. Pensa che, proprio per lo sfincione, tanto è forte questo legame, ho riprovato tante volte a prepararlo come lo preparava mia nonna Ninna, cioè sostituendo il forno (che allora non c’era in casa nostra) usando i suoi mezzi. Lei usava cuocerlo mettendo la teglia fra due fuochi: sotto la teglia la carbonella e sul coperchio, che copriva la teglia, poggiava altra carbonella. Il risultato non è mai stato soddisfacente e mi rendo conto che mai potrà esserlo. Le suggestioni sono legate ai profumi, alle situazioni e sicuramente anche agli ingredienti diversi dagli attuali. Quindi, grazie anche a te per aver suscitato in me delle suggestioni molto simili alle tue
Salvo dice
Complimenti nato a Palermo non sapevo della storia molto interessante
Angelo Lombino dice
Complimenti per la ricetta della zucca rossa, è un piatto veramente squisito e tradizionale nella ricca cucina palermitana, Ficatu di setti cannola nel termine siciliano voleva essere un piatto dei poveri che col suo ricco profumo, faceva incuriosire i vicini che sentivano l’odore simile al fegato in agrodolce, piatto prelibato dei ricchi, e poi Settecannoli è un rione antico della vecchia Palermo.
Giovanni Cardella dice
Ciao Angelo, grazie per il tuo commento esaustivo; tuttavia, il nome del piatto deriva dalla fontana del Garraffello (nell’omonima piazza del mercato della Vucciria di Palermo) caratterizzata da “setti cannola” (sette cannule dalle quali scorre l’acqua). I venditori, che anticamente operavano in questa piazza, “abbanniavano” (reclamizzavano) la zucca rossa fritta preparata in agrodolce gridando “u ficatu ri setti cannola” (il fegato dei sette rubinetti). A presto
elena dice
Salve complimenti x tutte le ricette… Ho notato che manca la ricetta del fegato alla palermitana…
Giovanni Cardella dice
Ciao Elena, hai ragione! Cercheremo di colmare al più presto questa…lacuna