Pane con le panelle. Il pane con le panelle e crocchette di patate (’U pani chi Panelli e cazzilli), è uno dei più classici e antichi esempi del mangiare da strada dei Palermitani.
Ingredienti per le panelle
500 grammi di farina di ceci
1,5 litri circa di acqua
Sale e pepe q.b
Un ciuffo di prezzemolo tritato
Olio di semi per friggere
Preparazione
Far sciogliere, a freddo, la farina di ceci nell’acqua,con il sale e il pepe, facendo molta attenzione che non si formino grumi. Cuocere a fuoco basso, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno (bisogna fare attenzione a non farla attaccare al fondo della pentola), fin quando otterremo una crema piuttosto morbida ma ben compatta. Prima di fine cottura, continuando a mescolare, aggiungere il prezzemolo tritato.
A questo punto spalmare l’impasto ottenuto su delle apposite formine di legno. Io lo spalmo, ad uno spessore di 2-3 mm., su dei piatti piani (vanno bene anche piattini da caffè). Fare raffreddare e, se abbiamo usato i piati piani, tagliarle in quattro. Scollare le panelle molto delicatamente dai piatti, adagiarle in un altro piatto (si possono anche sovrapporre) e friggerle (possibilmente in friggitrice) in abbondante olio bollente. In pochi minuti saranno imbiondite e le metteremo su carta assorbente da cucina. Vanno mangiate calde con appositi panini (“mafalde”, “mafaldine”, ecc.), ma in mancanza va bene qualsiasi pane bianco.
Una seconda procedura per ottenere le panelle di spalmare l’impasto versarlo in uno stampo inumidito per plum cake da 30 cm. Batterlo su di un piano in modo di compattarlo al massimo; ricoprire con pellicola da cucina e lasciarlo raffreddare per un paio d’ore. Sformarlo e tagliare a fette, spesse circa 3-4 mm. E procedere alla frittura come spiegato in precedenza.
Ricordiamo che con i residui di crema rimasti nel tegame si possono realizzare delle polpettine o dei ritagli che poi si friggono insieme alle panelle. Stiamo parlando delle “rascature”, bocconcini prelibati per intenditori.
Ingredienti per le crocchette di patate (“cazzilli”)
1 chilo di patate vecchie, sale e pepe q.b., qualche cucchiaio di maizena, un ciuffo di prezzemolo, olio di semi per friggere.
Preparazione
Bollire le patate, pelarle e setacciarle con un normale schiacciapatate. Aggiungere sale e pepe, il prezzemolo tritato e qualche cucchiaio abbondante di maizena. Amalgamare bene e formare delle piccole crocchette ovali. Friggerle in abbondante olio caldo.
È giusto dire che la riuscita della frittura delle crocchè è strettamente legata a dei fattori come, ad esempio, la qualità delle patate e il calore dell’olio. Nella Sicilia orientale, per evitare inconvenienti, usano passare le crocchette negli albumi sbattuti, poi al pangrattato e quindi le friggono.
Curiosità sul pane con le panelle
In Sicilia, ma in particolare a Palermo, questo semplice e prelibato panino imbottito lo possiamo trovare facilmente, in ogni angolo di strada, nelle friggitorie (panellari). C’è da considerare che quelli da noi chiamiati semplicemente “panellari”, sono i veri precursori dei moderni fast food; soltanto che, permettetemi di dirlo, un panino con la salsiccia non è assolutamente paragonabile né col “pane e panelle”, né tanto meno con le bontà che una friggitoria Siciliana è capace di offrire (piccoli pesci, melanzane, carciofi, broccoletti e….chi più ne ha più ne metta!).
Le panelle sono delle frittelle realizzate con farina di ceci. “I cazzili” invece, come detto, sono polpette di patate. Queste ultime vengono comunemente chiamate crocchè (da crocchette), ma al palermitano piace, tuttavia, chiamarle “cazzilli” per esprimere in maniera…….. grossolana la crocchè. Comunque li chiamiamo, quest’accoppiata gustata ancora fumante assieme ad un panino (che può essere la mafalda o mafaldina, o la muffoletta, ma comunque pane bianco) è un formidabile pasto completo e, soprattutto, economico.
I miei ricordi sul pane e panelle, legati soprattutto all’infanzia, coincidono alla perfezione con le “filosofie di pensiero” espresse da Daniele Billiteri nel suo libro “In Sicilia in Cucina: gastronomia da marciapiede”:
In principio era il pane e panelle. Simbiosi poi tristemente spezzata dall’avvento dei tempi moderni quando la panella cominciò a circolare da sola, trasferita a viva forza dai luoghi di produzione alle case ormai piccolo borghesi dei palermitani. Ma all’inizio la regola era: mai panelle senza pane. E l’incontro doveva avvenire nei luoghi deputati, cioè il panellaro, al cui cospetto prevalentemente si svolgeva il rito del consumo. Palermo ne era piena: posti fissi, solidi muri, antri un po’ bui, odore di olio rifritto e di cereali bolliti. I carrettini, le “lape” (moto Ape Piaggio), i panellari vaganti appartengono a tempi più recenti.
La panelleria si giudicava con il parametro della pulizia. Era “l’affaccio”(la bella disposizione dei prodotti) che contava. Sul piano inclinato forato, che funzionava come gocciolatoio dell’olio superfluo, il panellaro riversava le panelle ancora gonfie di vapore, segno di recentissima frittura, poi riempiva le pagnotte o i mezzi pani (preferibilmente mafalde – tipica forma di pane palermitano) e poi serviva. Per accompagnare la pietanza, in ghiacciaia c’erano le gassose Partanna (famosa, ma non più esistente, fabbrica di bevande) nelle due varianti: normale e al caffè.Il lavoro del panellaro cominciava il mattino presto e certe volte nel pomeriggio precedente. Cuoceva la farina di ceci come la polenta, un continuo rimestare con un paiolo da zattera, nel suo antro buio davanti alla pentola fumante, magari su un fuoco a legna…. Poi metteva a raffreddare l’impasto coperto con una mappina (strofinaccio) e solo quando diventava maneggiabile, per il calore non eccessivo, cominciava a lavorare le panelle; ma non bisognava perdere l’attimo fuggente, perché se si aspettava troppo, l’impasto induriva e diventava buono, tuttalpiù, per una mesta produzione di rascature (è la rimanenza della farina di ceci cotta indurita, non più spalmabile), roba da morti di fame,l’articolo più infimo e il meno costoso di tutta la panelleria, da chiedere sottovoce, giusto per perversione alimentare.
I panellari più conosciuti e amati dai palermitani usavano delle formelle di legno levigato di forma rettangolare con incisi in rilievo ameni motivi floreali. Sulle formelle veniva spalmato l’impasto che, indurito, dava luogo alla panella cruda. Il motivo floreale non era un semplice amore per l’arte, bensì un segno di riconoscimento perchè il disegno si riconosce solo sulla panella fritta da poco, poi si perde. Mettiamo che un infedele accarezzi il diabolico progetto di riciclare panelle già fritte “rivitalizzandole” in un bagno d’olio bollente: ecco, in quel caso addio disegno e scoperto l’inganno. Insomma il motivo floreale era una specie di marchio per la panella doc…….
Le panelle si chiamavano piscipanelli assicura Pitrè, e furono il surrogato di una irraggiungibile frittura di pesce troppo cara per le tasche dei nostri avi, si vendevano dai primi di dicembre fino a Natale con il picco più alto per Santa Lucia, naturalmente. Poi finirono col diventare colazione o cena, spesso l’unico pasto quotidiano dei poveracci.
Luigi dice
Beh, da emigrante palermitano di vecchia data, “riassaporare” la ricetta del pane e panelle è come rifare una visita alla Cappella Palatina o alla Cattedrale (un pò irriverente ma rende l’idea…).
Mi ritorna in mente ciò che diceva un mio carissimo amico, quando andavamo in giro per i vicoli di Palermo e toccavamo con mano la povertà della gente: diceva “Il colmo della povertà? Se avessi il pane, mangerei il pane con le panelle, se avessi le panelle”.
Ed ora aspetto la ricetta del “pane c’a meusa”.
Luigi.
Alio dice
sempre grazie per queste storie…..Palermitan fast food Rulez….e cmq devo dirvi che le sopracitate gassose Partanna sono ancora in vendita….sia nei mercati rionali(come Ballarò) che in alcuni supermercati….buona digerita…..
Giovanni dice
Ciao Alio.
Grazie a te per l’interesse che mostri per il nostro sito.
Siamo contenti di apprendere che la gassosa Partanna è ancora in vendita. A questo punto, grazie alle tue indicazioni, non ci resta che “provvedere”. Per me, poi, rappresenta un pezzo di storia della nostra città e mi ricorda tempi lontani quando “menzu pani chi panelli e nà azzusa” rappresentava il pranzo o una cena. Grazie ancora del suggerimento e…continua a seguirci.
Francesco DA sciacca dice
nalve, siti sempre i piùforti mi rassi menzu panino cui panelli e cazzili e ci mittissi due feddi di mulinciani. benirica a tutti ru zu cicciu.
Giovanni dice
Ciao Francesco da Sciacca ti ringraziamo per il simpatico commento e ti invitiamo a consultare la ricetta del pane con la milza, così ti possiamo salutare così: “assa trasi cà ccià cuonsu: a vuoli schietta o maritata”. Grazie ancora e berica a tia ru zù vanni!
giusy dice
io ho provato a fare i cazzilli e nell’impasto ho aggiunto un po’ di fecola di patate il risultato e’ stato ottimo sono venute perfette come quelle della friggitoria provate!!!
CataneseFiero dice
Perchè solo a Palermo le fanno queste delizie e non a Catania, dove abito io?
Giovanni dice
Ciao amico catanese, l’importante è che puoi farle a casa tua e ovunque ti trovi, basta avere la farina di ceci e le patate!
Io sono un palermitano che ama Catania e i catanesi e che, come te, si rammarica di non trovare fra le tradizioni palermitane le “scacciate”, le “’mpanatigghie”, le “cipolline catanesi” o ancora le “crespelle” e tante altre cose buone che fate dalle vostre parti. Tuttavia, grazie alla comunicazione, posso realizzarle a casa mia. Sicuramente le specialità di ogni angolo della Sicilia sono migliori nei luoghi di origine però, come dicevo, le possiamo gustare adoperando i giusti ingredienti. In ogni caso, quando ne ho voglia, mi reco a Catania e lì mi posso sollazzare!
Noi siciliani abbiamo la fortuna di poter godere di tradizioni culinarie uniche al mondo. Vuoi mettere un piatto di “pasta alla Norma” o un piatto di “pasta con le sarde” consumati rispettivamente a Catania o Palermo con quelli di qualunque altra parte del globo? Godiamoci almeno quello che di buono sappiamo fare in questa nostra terra dalle mille contraddizioni. Ciao e a presto.
Vincenza dice
Ottime considerazioni ma la ricetta per i cazzilli ? Ovviamente con le dosi..grazieeee
Giovanni Cardella dice
Ciao Vincenza, scusaci per il rirtardo considerevole. Qualche commento ci era sfuggito. Comunque rimediamo se clicchi qui trovi la ricetta per i cazzilli. Buona giornata
Rosario dice
Salve le volevo comunicare che a Trecastagni per tutto il periodo natalizio fino a giorno 6 può degustare panelle crocchè milza negli stand fatte da palermitani. A presto. Rosario 3292672839.
Argy dice
Ciao,complimentoni per il vostro sito!
Da Palermitana trapiantata da qualche anno nel catanese,trovare queste ricette è stato comeuna boccata d’aria fresca!
Domandina:Nella ricetta dei “cazzilli” viene detto di setacciare le patate. S’intende proprio setacciare oppure passarle al normale schiacciapatate? Ovviamente il risultato è diverso,qual’è la soluzione giusta?
Ciao
Giovanni dice
Ciao Argy Tante grazie per i complimenti. Siamo felici di raggiungervi ovunque voi siate e leggere il tuo commento ci fa sentire soddisfatti per il nostro lavoro.
Per quanto riguarda “I cazzilli”, per setacciare intendiamo passarle al normale passapatate (troverai la correzione nella ricetta), quindi questa è la soluzione giusta. Nella speranza di farti prendere altre “boccate d’aria fresca” ti salutiamo e ti aspettiamo.
Margherita dice
Incredibile a dirsi, ma qui nei supermecati di Vicenza ho trovato la farina di ceci.
L’impasto sta freddando, l’ho appena preparto per stasera. Ho gia’ l’acquolina in bocca.
giovanna dice
sicula trapiantata al nord ower40 non dimentico mai la mia Bella Sicilia grazie per queste belle è deliziose ricette ma la vera specialità siamo noi siciliani siete concordate’?un saluto strepitoso a tutti i miei corregionali ps giovanna
Giovanni dice
Ciao Giovanna grazie per le belle parole che esprimi sul nostro sito, ma grazie soprattutto per l’opinione sui siciliani che ci accomuna. Il popolo siciliano è veramente speciale, direi unico. Ciò lo posso affermare per le continue manifestazioni di apprezzamento d’amore, per la nostra terra, che riceviamo sul nostro sito. Un caloroso benvenuta sul nostro blog!
A presto
micu u calabrisi dice
grazie cugini siciliani per l amore e le storie che impreziosiscono i vostri piatti rendendo immortali i vostri ricordi sono uno chef giovane e certe cose non si imparano a scuola ma dal cuore e il rispetto di chi le ricette le ha vissute.grazie
Giovanni dice
Ciao Micu grazie a te amico calabrese. Sapere poi che i complimenti arrivano da un giovane chef ci inorgoglisce ancor più. Continua a seguirci e ti aspettiamo con altri commenti.
Ritrovaci su Facebook in “Amo la cucina Siciliana”. Inoltre, sul sito, puoi aderire gratuitamente a:
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CataneseFiero dice
Ma la farina di ceci posso trovarla tranquillamente nei supermercati?
maria dice
vorrei saperre come si fanno i muffuletta quelle che si condiscono con l’olio e sarde salate
annamaria dice
sono estasiata per tutta la poesia che leggo nella descrizione delle panelle e delle crocchette di patate.sono tornata all’infanzia, agli odori, ai colori, ad un mondo lontano nel trempo ma del tutto presente nel mio cuore e sono piena di nostalgia. Non perdiamole queste tradizioni, riscopriamole per una serata con gli amici, non c’è niente di meglio che assaporare ancora le delizie che ci hanno fatto crescere e crescere bene: mazze e panelle fanne i figli belle!.
maria pia dice
IU U PITITTU VI FAZZU VENIRI….
Grazie ragazzi che sana boccata di sicilitudine!
Giovanni dice
Ciao Catanese Fiero mi spiace per il ritardo nella risposta. La farina di ceci penso sia ormai reperibile, almeno nei grossi super market italiani. Lo affermo perché questa farina è ingrediente principale di tante ricette non siciliane, come ad esempio la farinata genovese
alberto maria broglio dice
E non dimenticate la panissa genovese che è molto simile alle panelle ( D’altronde entrambe città di mare quindi chissà quanti scambi nella loro storia!)
Giovanni dice
Ciao Maria, se hai un po’ di pazienza la ricetta, al più presto, la troverai sul nostro sito. Nel frattempo nella ricetta del pane con le panelle ne troverai una simile; poi, se ti iscrivi gratuitamente alla newsletter presente sul nostro sito potrai riceverai ogni nuova ricetta che verrà pubblicata. A presto
anna dice
mia zia,toglieva la parte superiore del contenitore dell’olio (quello di latta)lo ungeva bene poi ci buttava l’impasto e lo faceva raffreddare, mettendolo a testa in giù e battendolo un pochino usciva un salsicciotto di panelle, lo faceva a fette ( erano tutte perfettamente tonde) e lo friggeva ciao
Giovanni dice
Ciao Annamaria ti ringraziamo per le tue belle parole che, si capisce, esprimono la tua nostalgia. Nel nostro sito sarai sempre benvenuta pertanto ti aspettiamo con altri pensieri.
Con l’occasione ti informiamo che puoi ritrovarci su Facebook “Amo la cucina Siciliana”. Inoltre, se vuoi puoi aderire a “unisciti a questo sito” e iscriverti alla “newsletter”, sul sito; è facile e gratuito. Ti aspettiamo. A presto
carmela dice
sono una palermitana originale mi manca la mia terra è tutte le cose buone che ci offre adoro il panino con la milza e lo sfincione ,peccato che debba vivire a torino dove nn ci sono tutte le prelibatezze siciliane .la mia terra resterà sempre la più bella mara carmela .
Giovanni dice
Ciao Maria Pia grazie a te per le tue parole: sono una conferma a ciò che pensava il nostro grande Leonardo Sciascia che di “sicilitudine” se ne intendeva!
Ti informiamo che puoi ritrovarci su Facebook “Amo la cucina Siciliana”. Inoltre, se vuoi puoi aderire a “unisciti a questo sito” e iscriverti alla “newsletter”, sul sito stesso; è facile e gratuito. Ti aspettiamo. A presto
Giovanni dice
Ciao Anna è un ottimo sistema, ancora in uso. C’è chi usa anche delle bottiglie di plastica lisce e tonde, il sistema è uguale. L’importante è raggiungere lo scopo finale. Il sistema che abbiamo descritto noi è un’evoluzione di ciò che facevano anticamente i “panellari” palermitani. Qui di seguito troverai il perché della spalmatura descritta peraltro in premessa alla ricetta:
“….usavano delle formelle di legno levigato di forma rettangolare con incisi in rilievo ameni motivi floreali. Sulle formelle veniva spalmato l’impasto che, indurito, dava luogo alla panella cruda. Il motivo floreale non era un semplice amore per l’arte, bensì un segno di riconoscimento perchè il disegno si riconosce solo sulla panella fritta da poco, poi si perde. Mettiamo che un infedele accarezzi il diabolico progetto di riciclare panelle già fritte “rivitalizzandole” in un bagno d’olio bollente: ecco, in quel caso addio disegno e scoperto l’inganno. Insomma il motivo floreale era una specie di marchio per la panella doc…….
Grazie per il tuo commento. Ciao a presto
Giovanni dice
Ciao Carmela noi con questo sito cerchiamo di essere vicini a tutti voi che, per vari motivi, siete lontani dalla nostra terra. Quando vorrai sarai sempre benvenuta. Ti informiamo che puoi ritrovarci su Facebook (gruppo:“Amo la cucina Siciliana”). Inoltre, se vuoi, puoi aderire a “unisciti a questo sito” e iscriverti alla “newsletter”, sul sito stesso; è facile e gratuito. Ti aspettiamo. A presto
anna dice
Ciao sono siciliana e vivo al nord,che profumo di Sicilia con le panelle! a me si disfano durante la frittura.Ciao
Giovanni dice
Ciao Anna posso darti qualche consiglio per il tuo inconveniente:
1 – Fai restringere bene l’amalgama di farina di ceci e acqua, deve essere ben liscia e compatta (guarda le foto);
2 – L’olio deve essere ad una temperatura di circa 170°, vale a dire deve essere ben caldo ma non bollentissimo.
Mi auguro che le prossime panelle che farai, oltre a sprigionare il profumo di Sicilia in casa tua, possano essere portate a compimento. Fammi sapere.
A presto
vale dice
Mi manca Palermo… grazie, le farò presto 😉
Giovanni dice
ho provato molte volte a fare le crocchè, ma nonostante abbia utilizzato sempre le stessa ricette (non questa tua), si sono sempre aperte durante la frittura, mi hanno consigliato di tenere le patate bollite in frigo per un giorno prima di formare le crocchette ma non è cambiato nulla. Ora sto notando nella tua ricetta che bisogna mettere qualche cucchiaio di maizena, è questo il segreto dei “panellari”?. Con questa ricetta il risultato è garantito?
Complimenti e grazie.
Giovanni dice
Ciao Giovanni ti assicuro che il risultato è garantito! Non so se è il segreto dei “panellari” ma ti confermo che funziona. Una raccomandazione: l’olio per friggere deve essere caldo ma non bollentissimo; la temperatura ideale è 170°, pertanto se possiedi una friggitrice regola il termostato su questa temperatura, in mancanza usa un termometro adatto.
Nel salutarti e ringraziarti per i complimenti ti aspetto con un tuo cenno di…buona riuscita. A presto
giuseppe... dice
ragazzi,mi vengono in mente i babbalucieddi a pikki pakki…Ricetta please…con tutte ste panelle m’è venuta una fame…..
Giovanni dice
Ciao Giuseppe ecco la ricetta per i babaluci all’aglio e prezzemolo. Per quella a pikki pakki ti rimando alla pasta a picchio pacchio… Fai tu!!
Ciao
ciccio dice
ciao io non sono palermitano sono catanese ma quanda ho fatto il militare a messina o conosciuto tanti ragazzi palermitani e diverse volta mi portarono a palermo a mangiare pani e PANELLI PANI CA MEUSA NON TANTO DIGERIBBILE MA BUONO
vedere queste ricette mi ricorda tanto quei gioni in giro per palermo con una 127 fiat scassata e a fermarci nelle panellari di fiducia per loro devo ripovarle a tanto anzi tantisimo che non le mangio devo provarle a fare io ciao.
Giovanni dice
Ciao Ciccio proprio ieri sono stato ospite della tua bella Catania e non ho potuto fare a meno di gustare i “crispeeedi” di riso (non tanto digeribili anch’esse). Mi fa piacere suscitare in te bei ricordi con le ricette che trovi sul nostro sito e a tal proposito, ti informo che puoi ritrovarci su Facebook:
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Tutto ciò è molto facile e gratuito. In ogni caso, continua a seguirci. Ciao e a presto
Raffaele dice
Ringrazio l’autore e il creatore di questo sito… davvero fantastico! Da palermitano (ahimè, lontano dalla mia città) è un ottimo spunto per ricreare le prelibatezze della mia terra altrove, così ne sentirò meno la mancanza (per quanto sia possibile).. Domani mi metto a lavoro per fare le mafalde e le muffolette… mi farò inviare da Palermo la farina di ceci terravecchia (c’è ancora?) così mi preparo un bel pranzo!!!!
Giovanni dice
Ciao Raffaele, noi ringraziamo te per essere uno di noi. Ho visto il risultato del pane che hai fatto (su Amo la cucina Siciliana). Ti invito a postare le altre ricette che realizzerai. Per noi è un piacere ospitarti. Ora sei senz’altro in grado di prepararti il “pane, panelle e cazzilli”.
La farina di ceci Terravecchia a Palermo esiste ancora e penso che oggi non è più difficile trovarla anche in altri luoghi.
Ti aspetto con altri “capolavori”, a presto.
argy dice
Salve! Una domandina veloce veloce: panelle e cazzilli si possono congelare? E se si,vanno scongelati prima della cottura o fritti ancora congelati? Vorrei farli per la vigilia,in formato mignon,ma con tutto quello che ho da preparare se potessi farle con qualche giorno d’anticipo sarebbe un sollievo…
Grazie!
Giovanni dice
Ciao Argy, panelle e cazzilli teoricamente si possono congelare, tant’è che oggi è facile trovare nei supermercati le panelle da frigo e anche congelate, mentre le “crocchè” di patate congelate sei supermercati non hanno nulla a che vedere con “i cazzilli”. Detto ciò, e per esperienza personale, ti sconsiglio di congelarle perché sia le panelle che le crocchè fatte scongelare per poi friggerle tendono a buttar fuori qualche residuo d’acqua che potrebbero compromettere la buona riuscita.
Potresti prepararle magari il giorno prima e conservarle in frigo ben coperte con pellicola da cucina, tuttavia personalmente preferisco organizzarmi la mattina per la sera.
A presto
Gino dice
Ciao a tutti,vivo al Nord , il pensiero della mia tipica cucina Siciliana ce sempre, proprio ieri sera ho preparato le panelle,chi può dimenticare sti delizie, sti Pulintuna si liccano nsina i baffi appena ci li fa tastari, stasera a casa mia siamo in 20 persone di cui 15 di regioni diverse, e sapete cosa ho preparato?
Panelle e Cazzilli;
Sfincione ;
Pizza con , acciughe , origano, pecorino e aglio (Che delizia),
Nel panino con le panelle aggiungete la melenzana fritta e vedete cosa si gusta, provateli per credere, Viva la Nostra Terra con i suoi usi , costumi, e cucina. Ciao a tutti by Gino
Giovanni dice
Ciao Gino, approvo pienamente ogni parola del tuo commento. Viva la Sicilia
CataneseFiero dice
Finalmente ho potuto gustarle, da un pò di tempo una ditta gastronomica di Casteldaccia le importa in un ipermercato a pochi km da casa mia, sono confezioni da 10 da mettere in frigo le friggiamo con olio di girasole che vengono più leggere dell’olio d’oliva, sono una delizia pura, e se le definiscono “surrogati” di quelle mangiate nelle friggitorie di Palermo allora chissà quando andrò a Palermo a gustarle
Ce ne metto tre per panino, uso in genere la schiacciatella
Claudio dice
Ciao a tutti. Considerato che è oramai impossibile trovare le patate vecchie (anzi state attenti perchè vendono quelle importate, prima le bagnano e poi le passano nella terra e apparentemente sembrano poi quelle vecchie) vorrei sapere in che quantità si deve aggiungere la fecola su 1 Kg di patate. Un tempo quando trovavo le vere patate vecchie, facevo crocchè fantastiche seguendo il procedimento che mi spiegò un amico panellaro, oggi se le faccio vengono una pietà perchè nell’olio si aprono tutte. Intanto i panellari continuano a fare il loro mestiere e mi chiedo se usano qualche trucco o aggiungono la fecola. Il mio amico panellaro non c’è più e chiedere ad altri mi sembra fuori luogo.
Giovanni dice
Ciao Claudio, hai ragione! Le patate vecchie è molto difficile trovarle. Per quanto concerne la quantità di fecola, devi regolarti ad occhio; devi fare in modo da ottenere un impasto abbastanza compatto da poterlo manipolare. Tutto dipende dalla qualità delle patate e dalla loro umidità. In ogni caso, ti assicuriamo che con questo metodo non si aprono (olio a circa 170°).
A presto
Ricette di Sicilia
clara dice
ciaoo io sono siciliana e da noi le panelle nn le fanno cosi come voi… cmq sono buonissimeeeee ….. bacione dalla siciliana dok….
salutu a tutti i siciliani e a tutti i paleritani sempri nu cori vi tegnu beddri me.
Giovanni dice
Ciao Clara, leggendo le tue parole, non posso fare altro che confermare quanto i siciliani siano unici al mondo!! Poi, fammi conoscere come le fate da voi. A presto
Ricette di Sicilia
salvo dice
a sa benerica finalmentu capitai a unu ca safi la ricetta di li panelli oggi li fici e vinnuru come quannu mi li maniava io in sicilia ri piccutteddu ti ringrazio di core e tanti saluti e auguri firmato turiddu a sa benerica
Giovanni dice
Ciao Turiddu, a sa benerica a tia! Ti ringraziamo per il tuo simpatico, caldo, sicilianissimo commento. Un abbraccio
Ricette di Sicilia
PAOLINO dice
CIAO MI FATE SENTIRE ANCORA COME AL MIO PAESE SI CON TRA LE LACRIME E FACILE PER VOI PARLARE CHE ABITATE LI IO E UN SACCO DI TEMPO CHE NON VEDO IL MIO PAESE SI CASTELDACCIA PRIMA DI BAGHERIA VICINO MONDELLO PALERMO E CHI DIMENTICA IL PORTICELLO DOMANI FACCIO ANCHE IO LE PANELLE SICURAMENTE AL NORD NON CI SONO LE MAFALDE MA CERCHERO CHE SIANO LE STESSE COSE SICURAMENTE NON CI SONO QUA LE STESSE PERSONE CREDETEMI MI MANCATE VOI COME SIAMO ANCORA CHIAMATI TERONI MI MANCATE DA MORIRE UN ABBRACCIO A TUTTO IL MIO AMATO SUD ITALIA VIVA LA NOSTRA TERRA
Giovanni dice
Ciao Paolino, quando leggo commenti come il tuo mi si stringe il cuore.
So, per esperienza personale, quanto si senta la nostalgia quando si è lontani dai luoghi natii.
I siciliani siamo un popolo unico per il legame che abbiamo verso la nostra terra e a tutto ciò che profuma di Sicilia. Il nostro sito è nato soprattutto nella speranza di portare nelle vostre case un po’ di quel profumo e di farvi sentire vicini alla vostra terra.
Spesso vado nei luoghi che riporti e capisco ancor più le tue parole. Per quanto riguarda le persone del nord lasciamo perdere, anche se, devo dire, non sono tutte uguali.
Il mio motto è: orgoglioso di essere terrone.
Infine se proprio vuoi la mafalda puoi fartela anche li dove sei. Ti do la ricetta (clicca qui). Ti abbraccio con affetto e ti prometto di portare il tuo saluto a Casteldaccia.
Danilo dice
Tantissimi complimenti agli autori! Non solamente la ricetta e` interessantissima e consente a noi siciliani che viviamo all’estero di poter ritrovare i “veri” sapori della nostra grande e unica tradizione, ma e` pure un piacere leggere le descrizioni di questi fantastici prodotti e dei loro luoghi. La cucina siciliana e` troppo buona! Viva la Sicilia! Un saluto dalla Nuova Zelanda (per favore, non dite che Catania e` lontana da Palermo…) 🙂
matteo dice
ciao a tutti figghiuazziiii… mi trovo in piemonte da circa 2 mesi e sto patendo la fame, mi stati facennu muariri pi manciarimi u pani ca meusa,chi panialli,chi crocche’, a quarumi,u mussu, a frittula, i babbaluci,u sfinciuni, aooooo se qualcuno mi viene a dire ke abbiamo cucine migliori fatilu ricoverari….. ciaoooooooooooo a tuttiiiii
salvatore genova dice
ciao a tutti,vi passo il mio piccolo segreto che speriamo non sia quello di pulcinella ….i cazzilli devono stare almeno 24 ore in frigo e vi assicuro che da quando ho adottato questo espediente non si aprono più.
Giovanni dice
Ciao Danilo, i tuoi apprezzamenti ci inorgogliscono e, nello stesso tempo, ci fanno capire che il nostro intento, rivolto proprio a voi lontani dalla Sicilia, è riuscito. Per noi è un grande piacere sapere che riusciamo a suscitare emozioni fino alla Nuova Zelanda. Per quanto riguarda Catania e Palermo, personalmente penso che siano due più splendide città della Sicilia che amo incondizionatamente. Un grande abbraccio.
Ricette di Sicilia
rosanna dice
Premetto che non sono siciliana, sono nata a Milano ed ho origini lombarde, ma ho avuto modo in questi ultimi anni di stringere amicizie con dei palermitani doc e di andare a visitare un po’ la vostra bellissima isola e di assaporarne profumi e sapori e soprattutto di apprezzare le persone che sono davvero squisite nei modi !!!!!!
Grazie a voi che portate a conoscenza di chi vi legge la vostra cultura.
Invito tutti coloro che non hanno avuto la fortuna di apprezzare tutto questo a recarsi in questa isola che grazie al suo mare, alla sua storia, alla sua gente che e’ riuscita, stimolata da tutta la bellezza che la circonda, forse non a vincere la poverta’ ma sicuramente, come dice un mio amico palermitano, a imparare a sopravvivere, a differenza di noi “ragionieri” del nord 🙂
Un abbraccio a tutti fiduciosa di imparare sempre di piu’ da voi !!!!!
Giovanni dice
Ciao Matteo, ci dispiace per il ritardo! Il tuo commento, da vero palermitano, descrive l’animo dei siciliani (unici al mondo). Non possiamo non essere d’accordo con te quando simpaticamente dici che patisci la fame (per esperienza personale so quanto è vero ciò), tuttavia se vuoi puoi sbizzarrirti con le nostre ricette!
Un abbraccio dalla Sicilia….Bieddu!!!
Giovanni dice
Ciao Salvatore, conoscevamo questo espediente, che sembra quello usato dai veri “panellari”, ed il risultato sembra essere buono. Noi lo mettiamo a disposizione degli amici del sito che potranno approfittare del tuo suggerimento. Un altro accorgimento è quello che consigliamo nella ricetta, vale a dire l’aggiunta di qualche cucchiaio di maizzena. Anche questo funziona!
Ricette di Sicilia
Antonio dice
Salve Giovanni, complimenti per il sito: esaustivo come pochi. Non riesco a leggere il commento di Salvatore relativo all’espediente dei veri panellari per non rompere le crocchè. Di che si tratta? 🙂
Giovanni dice
Ciao Antonio, mi spiace ma non capisco a quale commento di Salvatore ti riferisci. Dimmi meglio e cercherò di accontentarti.
Giovanni dice
Ciao Rosanna, ci scusiamo per il ritardo, soprattutto perché il tuo commento ci inorgoglisce e merita tutta la nostra ammirazione.
Figli di decine di dominazioni i siciliani sono stati capaci di ereditarne pregi e difetti. Come dice il tuo amico palermitano “noi abbiamo imparato a sopravvivere” e io aggiungo, alle diverse egemonie le quali ci hanno lasciato tanta cultura e bellezze architettoniche, che poi, completate dai luoghi e, nel nostro caso, dai sapori e profumi particolari hanno fatto della nostra terra un paradiso che noi stessi, a volte, non sappiamo apprezzare.
Mi chiedo: a cosa porterebbe questo nostro sopravvivere (dovuto anche a situazioni ambientali difficili da sopportare) congiunto ad un po’ di “ragioneria nordica”?
Ringraziandoti ancora per le tue parole, ti salutiamo con un abbraccio, convinti che anche tu ci hai insegnato qualcosa che fino ad ieri era ferma a “polentoni” e “terroni”. Grazie
Ricette di Sicilia
zia Lory dice
Ciao a tutti! Io sono romana ma la mia amata mamma era di Palermo (Quattro Canti, e quanto ci teneva a specificarlo!)e il mio adorato papà di Acireale. Ho sposato il più dolce degli uomini di Mazara del Vallo e con i miei cugini a Siracusa, Gela, Messina penso di avere fatto il giro dell’isola più esclusiva del mondo! (mi manca Agrigento ma sono sicura che scoprirò qualche altro parente). Devo dire che la profonda differenza di ciò che si pone sulle tavole delle famiglie siciliane mi ha sempre colpita e la cucina della mia mamma era davvero unica essendo un mix di tutto quello che aveva imparato sotto il sole perfetto della Trinacria. Ora vivo ad Aprilia (LT) e qui ho avuto la fortuna di trovare un panificio in cui fanno le mafalde, ovviamente hanno anche la farina di ceci e le scatole di condimento per la pasta con le sarde. Chi vive da queste parti può farci un salto e tuffarsi in odori che trasportano in altri lidi. Ciao e buone panelle a tutti!!!
Gianni dice
ciao!!! a palermo ci sono stato per la prima volta a luglio e ho avuto la fortuna di provare questa bonta!! in mezzo alla strada a mondello c’era un furgone cone 2 signori che le preparavano…pane panelle cazzilli sale pepe e limone…squisito!!!! da napoletano pur venendo da una città altrettanto importante per la sua cucina verace sono un grande estimatore della cucina siciliana!! ottimo lavoro a voi del sito
rosario dice
Io abito in Sardegna provincia di Sassari , sono nato a Marineo prov di Palermo , e vissuto a Palermo fino a 25 anni , e pochi giorni fà , o scoperto nella città di Sassari , un palermitano che nel suo negozio fa e vende tutte le specialità della cucina popolare palermitana , quindi vi potete immagginare la felicità mia e di tutti i siciliani che abitano vicino a questo posto , per chi e interessato ad assaggiare queste rarità può andare in via Amendola 21 , l insegna e le due isole , , Sassari , buon appetito .
Gabriele dice
Ciao Rosario, benvenuto.
Ti ringraziamo per la segnalazione, farà senz’altro comodo a tutti i siciliani e agli amanti della cucina siciliana che vivono in quelle zone!
Giovanni dice
Ciao Gianni ti ringraziamo per i tuoi complimenti che ci stimolano a far sempre meglio. La cucina siciliana e quella campana, per certi versi, sono molto simili (pizza e caffè espresso a parte!). Non potrò mai dimenticare un piatto di spaghetti ai frutti di mare che ho avuto la fortuna di gustare in una trattoria napoletana. Indimenticabili!
salvo. o toto dice
caio a tutti sono toto del belgio 37 anni in belgio
e devo dirre che le cose che magiamo a palermo
in fatti si posono m dapertuto ma a palermo ciano un altro
gusto .
Giovanni dice
Ciao Salvo, hai proprio ragione!
Un grosso abbraccio dalla tua città e tanti auguri per le prossime festività.
Ricette di Sicilia
Rosa dice
Mariiiiiiia che bei ricordi! Essendo della provincia di Palermo mangio spesso le panelle, soprattutto fatte in casa. Quando però, com’ è successo leggendo questo bel post,mi torna alla mente l’atmosfera della panelleria, mi ricordo immancabilmente la muffoletta con le panelle che mia madre comperava a me e a mia sorella, all’uscita della chiesa la domenica mattina. Era un appuntamento immancabile! Eravamo piccoline, tutte eleganti con i cappottini e i cappellini della festa, prendevamo le muffolette piccole oppure in mancanza ci facevamo tagliare a metà una di quelle grandissime ben imbottite di panelle…Per noi era il sapore della festa! E pensare che adesso i miei figli fanno una smorfia di disgusto al solo nominargliele le panelle! Come sono cambiati i tempi!
Monica dice
Tornata ieri da una gita a Palermo (prima volta) – io piemontese doc, vegana ho trovato nel pane con panelle un cibo favoloso, proteico e gustosissimo. Me le aveva suggerite un’amica, anche lei piemontese e vegana come me che era stata a Palermo all’età di 7 anni (ora ne ha 32) e che se le ricordava ancora! Spesso per noi vegani viaggiare è un problema ma a Palermo ho trovato molti piatti adatti alla nostra dieta: oltre al pane con panelle (e quello ai cazzilli), la pasta alla Norma, la caponata e i moltissimi e buonissimi antipasti di verdure, conditi con un olio da far resuscitare i morti. Ho mangiato davvero da favola 🙂
Giovanni dice
Ciao Monica, siamo felici di sapere che in Sicilia è possibile soddisfare anche i vegani. La Sicilia possiede una miriade di piatti costituiti esclusivamente da vegetali. Per indicarne qualcuno, oltre a quelli da te citati, dei quali troverai le ricette sul nostro sito: Peperoni in agrodolce, Melanzane imbottite, sfincione, carciofi alla villanella e con il tappo, pasta con la zucchina fritta, caponata di melanzane, buccellati…ecc. ecc. Sono tutti piatti che, come tu dici, da far resuscitare i morti!
Ci auguriamo potrai cimentarti con qualcuno di questi, così ci farai sapere casa ne pensi. A presto
mery dice
ciao sn molto contenta di aver trovato questo sitoe sono anke fan vostra su fb abitando in belgio tutte le nostre delizie nn ci sn e da palermitana mi mancano molte cose ma ringrazio ancora voi x le ricette ke faccio facilmente e volentieri ma volevo sapere x le crokke quanti cuccchiai si devono aggiungere esattamente x un kg di patate???
Giovanni dice
Ciao Mery, facci sapere di altre ricette realizzate con le nostre ricette. Per le “crocchè” e per la quantità di patate indicate nella ricetta bastano un paio di cucchiai di maizena (fecola di patate), tuttavia è indicativo perché dipende dalla qualità di patate che usi. Tieni presente che la fecola di patate, nel nostro caso, serve da addensante, pertanto puoi regolare la quantità in base all’umidità del composto. A presto
mery dice
Ops cucchiai di maizena
ANNA dice
Salve, sono Anna, una nuova iscritta e fan del tuo sito, sono catanese e amo le panelle di palermo, ho provato a farle a casa ma, non mi sono riuscite, la farina ha fatto dei grumi, un macello!Caro Giovanni potresti suggerirmi come fare per evitare i grumi? Grazie e complimenti!
Giovanni dice
Ciao Anna, non ho capito quando ti ha fatto i grumi. In ogni caso se li ha fatti prima della cottura, cioè prima di metterli sul fuoco, puoi ovviare all’inconveniente passando la farina raggrumata attraverso un colino. Se invece per grumi intendi quelli che si cominciano a formare quasi a fine cottura, devi semplicemente continuare a girare con il cucchiaio di legno fino a completa cottura. Segui attentamente le varie immagini inserite nell’articolo. Spero di esserti stato d’aiuto. A presto
barbara dice
Ciao volevo sapere come possono venire morbide le panelle dopo averle fritte? come dal panellaro per intenderci.Perchè a me vengono sempre croccanti.
Ciao a presto
Giovanni dice
Ciao Barbara, probabilmente per la cottura non perfetta della farina di ceci. In ogni caso le stesse panelle croccanti se le fai intiepidire divengono morbide. A presto
Nino dice
…Attenzione, la pasta di ceci deve essere distesa per uno spessore di circa 5 millimetri. Le panelle troppo sottili risultano croccanti e “sbriciolose” e il sapore ne risente negativamente.
Rita dice
Ciao a tutti! Io sono palermitana e mi sono trasferita a Padova da poco più di un anno. A fine agosto mi son portata su una bella scorta di farina di ceci. Ho provato a fare le panelle con farina di ceci acquistata al nord e non sono venute granchè. Io mi trovo bene con la marca Terravecchia, Antico Mulino, il famoso pacco giallo da mezzo chilo, venduto da tutti i supermarcati di Palermo.
Leggevo questo sito per un consiglio. Poichè il pane del nord ha poco a che vedere con il pane bianco di Palermo e poichè ho degli amici padovani a cui vorrei farle assaggiare… come accompagno queste benedette panelle? Se do solo pane e panelle credono di mangiare pane e polenta!
Ad ogni modo loro si devono adeguare, ma io come posso rendere la cena più equilibrata e varia?
Accetto suggerimenti al più presto! Ciaooo
Giovanni dice
Ciao Rita, ecco due collegamenti che ti permetteranno di preparare il pane bianco (come le mafalde o pagnotte) oppure la muffuletta che più si addice al pane e panelle.
Clicca qui per il pane bianco e qui per la muffuletta.
Facci sapere il risultato. A presto
Ricette di Sicilia
Nino dice
Le panelle vanno mangiate così come sono, stese in mezzo a un panino bianco morbido. Molti aggiungono qualche goccia di limone, nient’ altro.
Al primo approccio potrebbero sembrare poco saporite, ma un palato “allenato” ne coglie appieno le sfumature.
Rita dice
Grazie per le ricette del pane, ma scusami se mi sono espressa male… in realtà vi chiedevo un consiglio su come accompagnare le panelle, escluso il pane. I Veneti considerano la farina di ceci simile alla polenta e non la mangerebbero mai col pane. E’ ovvio che la ricetta va col pane e se gli metto a tavola pane e panelle devono mangiarlo, ma non sarà il piatto esclusivo e forte della serata. Come potrei completarlo… salumi, secondi, contorni? Non posso fare una cena solo di farinacei.
Fatemi sapere. A presto
Giovanni dice
Ciao Rita, scusaci perché non avevamo ben capito. Puoi accompagnare le panelle con altre fritture come ad esempio cardi fritti in pastella, carciofi e/o broccoletti fritti, sfincette dolci e/o salate e, perché no, le stesse “crocchè” di patate descritte nella ricetta delle panelle. Se guardi la home page del nostro sito, proprio in questi giorni la abbiamo “adeguata” all’apertura delle prossime feste che, come ben saprai, qui iniziano il giorno dell’Immacolata per concludersi il 6 gennaio. Ci auguriamo di esserti stati utili. A presto
p.s. clicca su questo link e troverai ancora un’altra idea: http://www.ricettedisicilia.net/antipasti/ramacche-i-sorprendenti-sciu-fritti/
Ricette di Sicilia
Rita dice
Grazie mille! Adesso ci siamo… 🙂
Grazie anche per gli altri link suggeriti.
Buon Natale e buone feste a tutti!!!
Giovanni dice
Ciao Rita, A questo punto, ci piacerebbe sapere cosa ne pensano gli amici padovani.
Buone feste anche a te. A presto
Ricette di Sicilia
federico dice
a me non è venuta così
mi è venuta di merda
Giovanni dice
Ciao Federico, …e ci dispiace! Probabilmente non hai usato una farina di ceci adatta. Hai seguito il procedimento? Facci sapere
gianni dice
ho letto tutti i vostri commenti, sono palermitano,trapiantato al nord da 36 anni, la nostalgia mi ha fatto commuovere e adesso sto piangendo.Ciao a tutti.
Giovanni dice
Ciao Gianni, siamo commossi quanto te nel sapere che il nostro sito suscita anche questi sentimenti. Ci auguriamo, in ogni caso, di essere utili con le nostre ricette. A presto.
Un abbraccio dalla Sicilia
Ricette di Sicilia
Paolo dice
Allora… sono Siciliano,,, esattamente nato e cresciuto a Palermo… quello che so certamente è che per avere una ottima riuscita delle crocchè le patate devono essere vecchie ( quelle di terra per capirci meglio) quindi molto farinose… ed è consigliabile bollirle almeno 12 ore prima… farle scolare per bene… e poi al momento di formare le crocchè… ungere le mani di olio per evitare attaccamenti della purea alla mano… così verranno lisci e compatti… rigorosamente SENZA PANGRATTATO E ALBUME!!! è questa la sfida di gusto e di tecnica per fare le crocchè. Un saluto a tutti!
MERY77 dice
ciao giovanni io sn di palermo ma purtroppo x motivi di lavoro ci siamo stabiliti in belgio e adesso fa 10 anni ke vivo qui e mi sono dedicata alla nostra cucina preparo nn solo x noi ma anke x le persone ke amano la nostra cucina e lo faccio soprattutto con amore ho scoperto altre ricette insieme a voi e spero sempre di accontantare i miei clienti ke sn sempre soddisfatti un grande abbraccio mery
liliana dice
Buondi’…sono di Taranto ma oggi preparero’ pane e panelle e cazzilli x i miei ragazzi…spero di trovare la farina di ceci. Ho avuto modo di deliziarmi con la cucina e non solo siciliana lo scorso luglio e x una settimana…Tutto buono e bello, appena tornata a casa mi sono cimentata nella preparazione delle melanzane ripiene in agrodolce mi sono venute davvero buone! Grazie x le ricette ora mi precipito a prendere l’occorrente x realizzarle! Liliana
Giulia dice
Sono la prima romana di una famiglia sicula – delle madonie per l’esattezza. E siccome sono dovuta rimanere in città mentre i miei se la spassano sulle fresche montagne geracesi con vista Etna da un lato e Cefalù dall’altro, stasera in occasione di una cena tra amici ho deciso di concedermi questo sfizio! Me lo merito cavolo!!
Farò le panelle per la prima volta, spero di non dare fuoco alla cucina e che possano essere all’altezza!!!! La ricetta che avete scritto fa al caso mio: semplice, precisa e molto esaustiva correlata con le foto 🙂
Grazie e buona estate a tutti!!
Giovanni dice
Ciao Giulia, com’è andata? Facci sapere
dario dice
Salve
ma l’impasto caldo di ceci si può mettere pure in una bottiglia di plastica (tagliata sopra) fare indurire e poi fare uscire l’impasto e tagliarlo?
sono palermitano (carini) che vive in svizzera..mii..
saluti e frazie
Giovanni dice
Ciao Dario, generalmente si usa il metodo da noi esposto, tuttavia anche quello che ci descrivi è un modo che qualcuno usa con successo. Devi soltanto stare attento a compattare bene l’impasto nella bottiglia perché si potrebbero creare delle bolle d’aria che, al taglio, potrebbero infastidire. A presto
claudio dice
ciao a tutti, sono Claudio, di Lecce, ho vissuto per lavoro circa sette anni a Palermo, sono andato via dalla Sicilia nel 1986, e ci sono tornato in viaggio di piacere nel 2009…credetemi, per me è stato un piacere andare a mangiare pane e panelle a Isola delle femmine…
maria dice
ciao a tutti ,un consiglio io metto aqua farina di ceci sale pepe nel blendi metto in moto e assolutamene non si fanno grumi,mettere in pentola e proseguire senpre girando.
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Calogero (Pippo per gli amici) dice
Ho letto con molta emozione il tutto, per me che sono da tanto tempo fuori dalla Sicilia,ricordano tempi in cui,studente unversitario a Palermo, “calavo u panaro” per avere dallaa friggitoria ,sotto la pensione, con 100 lire ,avvolto nella carta ,il mio tesoro ossia pane e panelle,nel momento atteso ,di mezza giornata.
fabiana dice
ciao! sto cercando disperatamente una ricetta per preparare il pane fatto in casa…sia bianco che di rimacino..per esempio…x queste mafalde avete una bella ricettina? 🙂 grazie
Giovanni dice
Ciao Fabiana, le ricette sono già presenti sul sito. In ogni caso clicca su questi link e troverai le ricette. Come potrai notare puoi sbizzarrirti:
pane siciliano
muffoletta
pane nero di Castelvetrano
A presto
lory dice
Sono buonissime! Ma come mai quando le friggo, mi si frantumano in padella? Dove sbaglio? Grazie in anticipo.
Giovanni dice
Ciao Lory, probabilmente, in fase di cottura, non hai fatto addensare sufficientemente farina di ceci e acqua. L’altro motivo potrebbe essere la temperatura dell’olio. Ti possono aiutare moltissimo le foto a corredo della ricetta. A presto
antonino dice
Lory hai messo poco sale questo per questo si frantumano
rosario dice
salve potrei sapere per quanto tempo indicativamente devono bollire le patate per le crocché ? grazie
Giovanni Cardella dice
Ciao Rosario, devi semplicemente bollire normalmente le patate
rosario dice
a ok grazie mille
Giovanni Cardella dice
Ciao Rosario, figurati! E’un piacere. A presto
antonino dice
Scusatemi ma sono figlio e nipote di sfinciaro (cosi chiamato chi preparava le panelle e nn solo. Il nome deriva dall’ attrezzo che usano per friggere le panelle o le crocche chiamato sfinciere) volevo solo chiarire dei piccoli aspetti nel tuo commento i venditori ambulanti di panelle nn sono moderni ma sono di lunga data questi camminavano con la carrozza e l’asino con padella di rame alimentata con la legna
maurizio dice
pare che si chiama (o si chiamava) “sfinciaro” perchè il primo ambulante che si volle mettere “in regola” (sembra nell’800 circa) per ottenere la licenza commerciale, si “rubricò” (registrò) presso l’autorità competente (Comune di Palermo?) con il nome commerciale/categoria di “sfingiaiuolo”; pare che friggeva con una “tannura” alla Vucciria, e nel tentativo di espandersi temporalmente, cioè friggere anche tutto l’anno (oltre il sopra citato ed allora abituale solo periodo pre/natalizio) ebbe dei problemi conflittuali con i residenti della Vucciria prevalentemente per i cattivi odori della frittura, da qui la necessità di mettersi in regola ed essere autorizzato ufficialmente come…”SFINGIAIUOLO”.
Giovanni Cardella dice
Grazie Maurizio per le interessanti notizie
Buone feste
Cristina dice
Ciao, sono Cristina da Roma. Il sito da ieri presenta qualche problemino, riesco a collegarmi al sito, ma quando cerco di collegarmi ad una singola ricetta o ad una singola categoria è impossibile. L’unica parte accessibile è “I VOSTRI COMMENTI”, così ho cliccato su uno di questi ed è per questo che vi scrivo per farvi presente il problema! Se non ricordo male, anche in passato si è verificato qualcosa di simile. Un saluto affettuoso a tutti. Cris
Giovanni Cardella dice
Ciao Cris, hai ragione. Il problema (causato da hacker perditempo che ogni tanto… disturbano) è stato risolto. Ti ringraziamo per la segnalazione. A presto
Cristina dice
Il sito non funziona bene, cosa sta succedendo? Ciao. Cris
argy dice
Ho fatto le crocchè,ma non riesco ad ottenere la giusta consistenza. Il sapore è ottimo,ma durante la frittura scoppiettano un po’,e all’interno risultano un po’ molli. Orientativamente, quanta maizena ci vuole per questa quantità di patate? E poi volevo sapere se è meglio lavorare le patate finché sono calde o è meglio farle raffreddare. Grazie e ancora complimenti!
Giovanni Cardella dice
Ciao Argy, purtroppo la quantità precisa non si può indicare perchè dipende dalla qualità di patate che si usano. Orientativamente il quantitavivo è quello indicato nella ricetta, cioè un paio di cucchiai colmi. Un consiglio potrebbe essere quello di lavorare a freddo. Penso invece che l’inconveniente da te descritto sia dovuto sopratutto alla temperatura dell’olio che deve non superare i 160-170°. A presto
paco dice
Un tempo, quando si facevano in casa le panelle, si usavano i piatti, ma non l’interno bensì il sotto fondo. Quest’ultimo avendo un piccolo spessore dava l’altezza giusta alla panella che risultava perfettamente uguale in ogni suo punto (il bordino faceva da guida alla spatola) e venivano, tagliando a metà, due mezze lune. Prima di friggerle devono asciugare per un bel po’ di tempo; meglio se all’indomani. Le vere panelle dovranno risultare croccanti lungo i bordi.