La frittella di fave piselli e carciofi, in siciliano frittedda, è un piatto tipico della gastronomia palermitana. La combinazione dei tre ortaggi con l’agrodolce ottenuto con aceto zuccherato, molto frequente nella cucina siciliana, ricordano l’incrocio della nostra civiltà con quella saracena.
Questo tipo di sapori e aromi insoliti, fanno sì che questo secondo piatto sia divenuto uno dei più semplici e rappresentativi della nostra cucina. Condizioni essenziali per la buona riuscita della ricetta sono gli ingredienti, che devono essere di stagione e freschissimi. Altra caratteristica di questo piatto è che, per tradizione, si prepara per la prima volta in occasione della festività di S. Giuseppe, a dimostrazione della stagionalità degli ingredienti. È, come dicevo, un piatto palermitano ma viene cucinato anche in altri luoghi, come per esempio, ad Enna dove associano il finocchietto selvatico.
Ingredienti
1 chilo di fave con le bucce
1 chilo di piselli con le bucce
6 carciofi e un limone spremuto
1 cipolla
½ bicchiere di aceto
½ cucchiaio di zucchero
Olio extravergine d’oliva q.b.
Sale e pepe
Procedimento
Pulire i carciofi tagliando le punte e le prime foglie, fino ad arrivare a quelle più tenere. Tagliarli a spicchi, eliminare il fieno e metterli in acqua acidulata con il limone. Sgusciare i piselli e le fave, tritare la cipolla finemente e farla soffriggere in un tegame, prima con poca acqua e poi aggiungere poco olio. Colare i carciofi e aggiungerli al soffritto assieme alle fave ed i piselli. Ricoprire il tutto con poca acqua, aggiustare di sale e pepe e cuocere, a fuoco moderato, coprendo con il coperchio il tegame.
A cottura ultimata, diluire lo zucchero nell’aceto ed unirlo alla frittella, fare sfumare per qualche minuto.
La frittella va consumata fredda.
Curiosità
L’abitudine sicula di italianizzare il dialetto ha portato a interpretare l’originaria intraducibile frittedda in frittella. Tale spiegazione svia il significato che inevitabilmente fa pensare a qualcosa di fritto. Ho cercato l’etimologia di frittedda e l’unico risultato che, in qualche modo, l’ho trovato su “Profumi di Sicilia di Giuseppe Coria”:
“Contrariamente al nome – tipico del palermitano per indicare esclusivamente questa specialità – non si tratta di frittella, o roba fritta, od ancora frittata, ma di un umido, con tre ortaggi tradizionali. Costituisce in genere un piatto unico serale che può essere servito come antipasto o contorno. Ha delle analogie col pitaggiu o pitagghiu che è una zuppa di legumi verdi tipica dell’agrigentino, e non consente varianti di rilievo. Il nome trova la sua etimologia, curiosa, nel potage francese, cioè zuppa, minestra”.
Questa sera la preparero’ per mio marito, che apprezza tantissimo la cucina siciliana.
Ho un solo problema. Qui i prezzi di tutti gli ingredienti freschi sono proibitivi (vivo a Vicenza).
Sarebbe possibile sostituirli con ingredienti surgelati?
Grazie degli eventuali consigli!
Ciao Margherita “dove maggiore c’è minore cessa!” puoi usare tranquillamente i surgelati il gusto sarà leggermente diverso ma va bene lo stesso. Ciao e a presto
Io li ho trovati al mercato di camisano ad un prezzo non eccessivo… buon lavoro!
Grazie mille Giovanni, come sempre tempestivo nelle tue risposte!
Complimenti ancora per il sito, ormai lo consulto spessissimo 🙂
Ciao Margherita grazie a te per l’affezione che mostri verso il nostro sito, noi restiamo sempre disponibili per voi tutti.
Buona Pasqua e a presto
che bontà!!ho tantissime fave fresche dell’orto di mio babbo penso proprio che la proverò! anche qui in sardegna si usa tanto il finocchietto selvatico!! saluti..sara
Ciao Sara, la frittedda è una vera bontà. Vista la disponibilità di fave fresche ti consiglio di provarla, non te ne pentirai.
Per quanto riguarda il finocchietto selvatico, ti consiglierei di provare anche questa ricetta (clicca qui), che ti permetterà di utilizzarlo accoppiato ad un altro ingrediente (le triglie fresche) sicuramente reperibile nella splendida terra di Sardegna. A presto
MAMMA CHE BUONA!!! Mia madre Palermitana me la fa ogni anno…potrei divorarne 1 kilo di seguito senza fermarmi….ma lei sopra ci mette anche “la muddica atturrata”…e voi no??? :-))))
è molto più buona!!!!!
Ciao Fiorella, hai proprio ragione, è un piatto del quale non mi stanco mai di mangiarne in quantità! Infatti in questo periodo è il mio piatto preferito. Per quanto concerne la “muddica atturrata”, conosciamo la versione ed è ottima, tuttavia non tutti la gradiscono. In ogni caso il tuo commento è messo a disposizioni di quanti abbiano intenzione di provare. A presto
ciao! ma che cos’è la mollica..atturrata? poi, forse, non si poteva il tempo di cottura, almeno in modo approssimativo? c.que, complimenti. sn nata a siracusa, anche se vivo a roma, ma le ricette della ns terra sn sempre splendide. grazie. gabriella
Ciao Gabriella, se ti riferisci alla frittella di fsve, piselli e carciofi, i tempi di cottura sono legati alla loro qualità, pertanto per vedere se la cottura è ultimata basta assaggiare!
La muddica atturrata, come diciamo in siciliano, non è altro che il pangrattato tostato. In ogni caso, se vuoi, puoi leggere ciò che abbiamo pubblicato in proposito: clicca qui.
Un abbraccio dalla Sicilia. A presto
Ciao! sono palermitana da generazioni e la frittedda è un piatto che amo e che faccio spesso in questo periodo così come l’ho avuto tramandato e cioè senza agrodolce e senza soffritto, facendo cuocere la cipolla (meglio se lo scalogno) insieme a tutti gli altri ingredienti. Comunque proverò anche la vs versione. Grazie di esserci.
A Cefalù e dintorni si fa senza agrodolce:
Addirittura a Isnello, un comune in collina a 25 chilometri da Cefalù, alla fine di aprile si cucina una maxi frittella che viene poi distribuita alle persone…Una sagra collegata alla festa del Crocifisso che si svolge il primo maggio….
Buongiorno,
la frittella la adoro, mia suocera la fa veramente ottima, ma quando provo a farla io mi viene scura scura anche se gli ingredienti sono freschi qual’è il motivo?
Grazie e a presto. Viva la Sicilia
Ciao Ida, l’unica cosa che può scurire in questa pietanza sono i carciofi che, man mano che si puliscono, devono essere messi in acqua acidulata con limone. Se segui la ricetta otterrai ciò che vedi nella foto dell’articolo. A presto
Quale aceto si usa e quanto ?
Ciao Lorena, acento bianco nelle quantità indicate nella ricetta (½ bicchiere)